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2.
Sulla porta d’oriente:
le presenze ortodosse e armena
La grande tradizione a Trieste
delle comunità ortodosse
di Bojan Mitrovic
La nascita e lo sviluppo delle comunità religiose cristiano-ortodosse di
Trieste, quella serba e quella greca, sono legati allo sviluppo e all’ascesa
commerciale della città. Gli ordinamenti del trattato di Passarowitz del
1718 e la istituzione del Portofranco di Trieste l’anno successivo con-
tribuirono in modo significativo allo sviluppo economico e demografico
della città. Nel 1749 furono abbattute le mura e fu iniziata la costruzio-
ne di un nuovo quartiere della città nell’area delle antiche saline, cono-
sciuto ancora oggi come Borgo teresiano. È proprio in questo periodo,
nella prima metà del XVIII secolo che vediamo arrivare in città i primi
mercanti di religione ortodossa. Nel 1734 il capitano Nicolò Mainati di
Zante, nel mar Ionio, riceve il permesso di commerciare sotto bandiera
asburgica, mentre tre anni più tardi, almeno secondo una tradizione non
tanto precisamente verificabile, un mercante di Trebinje, Jovo Curtovich
(Kurtović), inizia a frequentare la città. Negli anni successivi i mercanti
greci avrebbero ottenuto un virtuale monopolio nel commercio del caf-
fè, aprendo anche la prima caffetteria in Piazza Grande nel 1748. Anche
l’attuale Caffé degli Specchi fu in origine una caffetteria greca, aperta
nel 1839 da Nicolò Priovolo. Oltre al caffè, il commercio greco si focalizzò
su articoli provenienti dal mediterraneo nord-orientale come il cotone
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