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Locke e Voltaire seppero offrire contributi fondamentali allo sviluppo
dell’idea di tolleranza. Si esplorarono tra l’altro nuove frontiere in campo
giuridico e in quello politico. Questo percorso complesso ed entusia-
smante portò infatti alla scrittura di testi fondamentali sui diritti, alla
Costituzione americana, alla Dichiarazione francese. Questi documen-
ti sono rimasti come tappe centrali nel cammino dell’Occidente, ma la
strada verso una vera capacità di inclusione, la conquista di un rico-
noscimento di parità capace di allargarsi a tutti sarebbe stato ancora
lungo e difficile, fino ad oggi. La lotta per eliminare le discriminazioni, di
ogni tipo, sembra infatti riaccendersi costantemente sotto la pressione
di tensioni e di paure, specie nei momenti di crisi.
La piccola città di Trieste fin dal Medioevo aveva, forse per necessità di
sopravvivenza, di fatto adottato un costume di inclusione delle diverse
anime del territorio, costume che era sopravvissuto, con qualche mo-
mento di difficoltà nella seconda metà del Seicento, fino alla decisione
imperiale di apertura del Portofranco (1719). Da Vienna allora si scelse
di dar vita ad una nuova politica di economia portuale e nei decenni
successivi venne deciso, ovviamente, di mettere in atto una politica ca-
pace di attirare investitori di ogni provenienza. Come d’uso per queste
istituzioni, vennero concesse delle patenti, che garantivano ai diversi
gruppi libertà di associazione e di rito. Il più tardo e generale Editto di
tolleranza (1781) emanato da Giuseppe II risultò in realtà molto meno
aperto rispetto alle locali patenti già in possesso delle diverse comunità
e semmai si rivelò importante la scelta di riordinare amministrativa-
mente e vendere delle proprietà ecclesiastiche, come l’antica chiesetta
di San Silvestro, che passò così a quella che è oggi la comunità elvetico-
valdese.
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