12|
alla sua pretesa di considerare il duomo come cosa propria, acconten-
tandosi della chiesa civica di San Pietro, posta nei pressi del palazzo
comunale. Ora quest’ultima cappella non esiste più, ma il comune è an-
cora possessore di una sua chiesa, quella ora intitolata alla Vergine del
Rosario, nel perimetro dell’ex-ghetto.
La storia più recente ha portato spesso a stravolgere o a limitare il si-
gnificato di alcuni luoghi simbolici del locale passato. Questo è acca-
duto anche a questo colle, carico di memorie e di richiami, di passione.
I documenti testimoniano che, rispetto ad altri vicini centri costieri, la
città era intimamente mista, senza particolari problemi di separatezza
o esclusione. Le diversità etniche e linguistiche avevano tranquilla cit-
tadinanza nel pur piccolo comune, nel capitolo della cattedrale, nell’im-
portante confraternita dei Battuti. Quando il grande vescovo Pietro
Bonomo nel Cinquecento incaricò il futuro predicatore protestante
Primož Trubar (o Truber) di predicare in cattedrale per gli sloveni fece
certamente una scelta ardita e di forte impatto, ma non per la scelta
linguistica, che infatti nessuno notò o stigmatizzò. Del resto in città,
complice il potere asburgico, non poté agire un tribunale inquisitoriale,
con grande rammarico di Roma, e nemmeno i cittadini vollero accetta-
re le dure repressioni del dissenso religioso, ampiamente testimoniato,
che qualche vescovo tentò di imporre, come fece vanamente a metà
del Cinquecento lo spagnolo Castillejo. Ebrei e riformati poterono così
trovare, con qualche accomodamento per questi ultimi in particolare,
una situazione abbastanza tranquilla di convivenza con la maggioranza
cattolica e male venne sopportata ogni persecuzione delle diversità. Ci
furono certamente dei momenti di caduta e di difficoltà, ma lo spirito di
accoglienza restò ben vivo nella comunità. Ben prima della politica im-
periale di tolleranza del Settecento, che si accompagnò alla fondazione
1...,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13 15,16,17,18,19,20,21,22,23,24,...116