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di Smirne e oli e saponi di Candia.
I serbi, detti “greco-illirici” dalle autorità asburgiche, iniziarono a sta-
bilirsi a Trieste qualche decennio più tardi dei greci. Il già menziona-
to Curtovich prese residenza in città solo nel 1748, mentre due anni
più tardi v’arrivò anche il conte Giovanni Voinovich, nobile veneto dalle
Bocche di Cattaro. I due pionieri triestini definirono, di fatto, lo schema
d’immigrazione nella città giuliana. I primi serbo-illirici furono quasi tutti
provenienti dall’attuale Bosnia-Erzegovina o dalle zone costiere dell’at-
tuale Montenegro. I loro traffici coprivano generalmente l’entroterra
balcanico e centro-europeo commerciando anzitutto in grano, tabacco
e pellicce, anche se, dopo la fondazione nel 1794, il porto di Odessa sul
Mar Nero divenne uno dei mercati privilegiati.
Nella seconda metà del XVIII secolo, il fulcro dell’economia cittadina si
spostò lentamente dal commercio alla finanza, e sia i serbi che i greci
svolsero un ruolo importante in questa transizione. Sin dalla sua fon-
dazione nel 1775, la Borsa di Trieste ebbe al suo interno diversi funzio-
nari di religione ortodossa. Con la riforma del 1804, nella Consulta della
stessa istituzione furono esplicitamente assegnati venti posti su qua-
ranta ad acattolici, di cui otto greci, quattro ebrei, tre illirici, tre luterani
e tre calvinisti. A cavallo fra il Sette e l’Ottocento, inoltre, serbi e greci
parteciparono alla nascita di un polo assicurativo a Trieste, tanto con la
creazione di compagnie di assicurazione loro quanto con investimenti
in quelle che poi sarebbero diventate le grandi assicurazioni triestine:
Riunione Adriatica di Sicurtà (fondata nel 1826 dal greco Angelo Gianni-
chesi), Assicurazioni Generali (1831) e, soprattutto per il Lloyd Austriaco
(1832).
I serbi e i greci condividevano il rito, i credi e le pratiche religiose ma ave-
vano due lingue liturgiche diverse. Le autorità asburgiche, più attente
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