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condanna giudiziaria con l’accusa di aver violato le leggi sull’esercizio del
culto. Nonostante tutto, tuttavia, la predicazione metodista non fu mai
impedita completamente ed anzi continuò nel suo successo, rivolta a
tutti i ceti sociali ed a tutte le “etnie” presenti in città in una congiuntu-
ra storica in cui Trieste conobbe il suo maggiore sviluppo e la più forte
immigrazione, anche perché essa si caratterizzava per il suo incisivo
messaggio di liberazione dalle superstizioni, dalla paura (anche quella
religiosa), e da quel senso di smarrimento, proprio dei tanti immigrati di
allora che fuggivano dalla miseria dei luoghi d’origine. Lo stesso pastore
Dardi fu molto attento nel percepire alcuni aspetti di carattere sociale,
com’è attestato dalla costituzione di una lega antialcolica, denomina-
ta “Lega del Bene”, a favore dei molti triestini colpiti dal flagello dell’al-
colismo. Da quei difficili anni iniziali, attraverso non poche difficoltà, la
Chiesa Metodista è andata avanti, giungendo fino ai giorni nostri ben
inserita nel tessuto sociale della città. Essa in particolare ha conosciuto
un incremento di aderenti nel secondo dopoguerra in seguito all’ingres-
so di molti metodisti esodati dalle comunità istriane, ma anche negli
anni Cinquanta la perdita di alcuni membri emigrati in Australia. Oggi
essa intrattiene ottimi rapporti di fraternità con tutte le altre comunità
religiose di Trieste e partecipa attivamente allo sviluppo del discorso
ecumenico. Un rapporto di più stretta collaborazione è quello vissuto in
questi ultimi decenni con la Chiesa Valdese con la quale è unita in tutta
Italia da un patto di “integrazione”.
La Chiesa metodista di Scala dei Giganti è dunque il risultato del re-
stauro e delle successive modifiche della cappella settecentesca del
vecchio cimitero luterano. Della vecchia area cimiteriale essa conserva
ancora il muro perimetrale sulla via del Monte ove si può oggi osservare
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