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Trieste: i luoghi dell’alpinismo
di Daniela Durissini
Anni ’50 del secolo scorso, una domenica mattina. La vecchia corriera,
piena di escursionisti e di rocciatori, arriva ansimando nella piazza di
Bagnoli, tutti scendono e s’incamminano veloci verso il rifugio Premu-
da, dove la signora Maria prepara gli gnocchi per il pranzo domenicale.
All’imbocco vero e proprio della Valle le strade si dividono: gli escursio-
nisti salgono al Monte Carso, al Monte Stena, vanno a Bottazzo, dove
l’osteria da Pepi li accoglierà per una sosta rinfrancante, passando
lungo il sentiero di fondovalle ed accanto ai vecchi mulini, i rocciatori
si dirigono soprattutto alle pareti della Ferrovia ed al Crinale, sotto la
chiesetta di Santa Maria in Siaris.
In molti torneranno al rifugio per pranzo e riprenderanno ad arrampica-
re nel pomeriggio, rimanendo sulle pareti fino a sera, allorché si leveran-
no qua e là cori spesso stonati ma intensi, momenti di aggregazione e di
amicizia che tutti, in seguito, nel trascorrere degli anni, ricorderanno. Al
calar della sera la Val Rosandra risuona dei richiami dei suoi numerosi
frequentatori che fanno parte di quel mondo alpinistico in cui tutti si
conoscono ed in cui la rivalità tra i gruppi si traduce in qualche scherzo
goliardico ma soprattutto in una sfida continua a migliorare le proprie
prestazioni e le proprie capacità tecniche.
Spiro Dalla Porta Xidyas, José Baron, Bianca di Beaco sono tra i prota-
gonisti di quegli anni.
La storia alpinistica della Val Rosandra era iniziata tempo addietro al-
lorché le pareti accanto alla linea ferroviaria Trieste Erpelle, dismessa
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