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basti dire che le statue sulla facciata rappresentano i continenti allora
riconosciuti (Asia, Africa, America ed Europa), assieme alle divinità crea-
trici Vulcano e Mercurio. Invece, poco più in alto, i putti rappresentano le
allegorie di Commercio, Navigazione, Industria e Abbondanza.
La vera autocelebrazione delle virtù commerciali triestine prese la for-
ma del vicino, ma più tardo palazzo del Tergesteo, costruito come luogo
di affari, di socialità ma anche di svago, visto che doveva servire, tra
l’altro, a collegare la Piazza della Borsa al Teatro.
Per i tempi nei quali fu costruito, e per le dimensioni all’epoca raggiunte
dalla città, il fabbricato era grandioso, quasi sproporzionato. La galle-
ria e gli ampi spazi all’interno dell’edificio sostituirono la Borsa come
sede degli affari che, come mostrano le stampe dell’epoca, mescola-
vano persone vestite all’europea con personaggi abbigliati secondo le
diverse usanze del Mediterraneo orientale e meridionale. Per questo,
fin dalla sua inaugurazione, il Tergesteo rappresentava la evidente at-
tualizzazione degli obiettivi verso i quali i triestini volevano proiettare la
loro città ed i loro affari, piuttosto che la realtà contemporanea. Non a
caso, nel 1844, il Tergesteo venne inaugurato dall’Imperatore in carica
(Ferdinando I), accompagnato dal giovane imperatore futuro, Francesco
Giuseppe. Chissà cosa avranno pensato, attraversando l’ingresso verso
Piazza della Borsa, dominato da sculture che ancora oggi raffigurano il
trionfo del Commercio, dell’Industria e, naturalmente, di Trieste.
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