IL PALAZZO DELLA PREFETTURA

di Diego Caltana

La prefettura di Trieste fu costruita tra il 1901 e il 1905 come luogotenenza generale per il Land del Litorale austriaco sul sito della precedente luogotenenza teresiana, non più rispondente alle accresciute esigenze dell’amministrazione e ai parametri tecnico-igienici del nuovo secolo. La luogotenenza doveva rappresentare direttamente l’autorità degli Asburgo nel loro porto più importante, così come nella terza città più grande della parte austriaca della monarchia. Della progettazione dell’edificio fu incaricato lo Hochbaudepartement (dipartimento di edilizia) del ministero degli Interni. Il progetto fu redatto dall’architetto ministeriale Emil Artmann, sotto la supervisione dell’influente Emil Förster, direttore del dipartimento. Artmann era noto per le sue competenze ingegneristiche, grazie alle quali riuscì a risolvere in maniera magistrale la delicata questione statica della fondazione dell’edificio in un lotto lambito dal mare. I progettisti avevano a disposizione un lotto relativamente stretto, nonostante ciò furono realizzate tre corti interne, una principale e due secondarie. L’ingresso e lo scalone d’onore erano imperniati sulla corte principale, dove erano collocate anche le rimesse. Nel piano nobile trovavano posto i saloni di rappresentanza, tra cui la grande sala da ballo a doppia altezza, gli appartamenti del luogotenente e le stanze per la famiglia imperiale. Nel piano terreno, nel mezzanino e nel secondo piano erano ospitati gli uffici. Sopra il moderno tetto piano era addirittura previsto un giardino pensile a disposizione del luogotenente. Elemento architettonico fortemente caratterizzante era ed è ancora oggi il doppio loggiato posto al centro della facciata principale, che - nelle intenzioni dei progettisti - doveva rispondere alla duplice necessità di proteggere la sala da ballo dal riverbero dei raggi solari e di offrire un palco al governatore in occasione di discorsi alla popolazione. La fastosità dell’edificio era da attribuire alla sua funzione rappresentativa ma anche al prestigio e al rango del governatore (i tre ultimi luogotenenti – conte Leopold Goëss, principe Konrad Hohenlohe-Schillingsfürst, barone Alfred Fries-Skene – appartenevano alla nobiltà austriaca). Dell’articolato apparato decorativo previsto dal progetto furono realizzati i mosaici, probabilmente influenzati dalla contemporanea riscoperta delle decorazioni musive esterne della basilica di Parenzo oltre che legati a un rinnovato interesse per l’arte bizantina, e i due gruppi scultorei situati alle estremità della balaustra posta a coronamento del loggiato. I puttini nel loro delicato intreccio reggevano la Rudolfskrone (la corona adottata nel 1804 da Francesco I per la sua incoronazione a imperatore d’Austria) e si presentano oggi monchi, poiché le corone furono rimosse, così come i mosaici furono ritoccati per cancellare i riferimenti asburgici all’indomani del passaggio di Trieste all’Italia. In quel periodo fu anche aggiunta una lapide, posta sulla facciata laterale prospiciente le Rive, con il testo del bollettino della vittoria redatto da Armando Diaz.
L’ex luogotenenza è un «testimone storico» particolarmente importante, essendo stato l’unico tra gli edifici dell’attuale Piazza Unità d’Italia a subire delle modifiche; da questo punto di vista l’attuale palazzo del governo può essere considerato paradigmatico dei cambiamenti occorsi successivamente alla Grande guerra a edifici, simboli e monumenti riconducibili all’Austria. Un’operazione in realtà capillare di cui oggi è difficile farsi un’idea. Nel corso del Novecento l’attuale palazzo del governo ha ospitato i rappresentanti delle diverse realtà statuali cui Trieste si era trovata a essere parte. Dopo essere stato residenza degli ultimi tre luogotenenti austriaci, alla fine del 1918 l’edificio aveva accolto il governatore militare della Venezia Giulia Carlo Petitti di Roreto e, dalla costituzione della provincia di Trieste nel 1922, la sede della prefettura. Nel periodo dell’occupazione tedesca il palazzo aveva mantenuto la sua funzione di sede del prefetto, carica ricoperta dal collaborazionista Bruno Coceani. Tra le poche immagini note di quel periodo è rimasta famosa una cupa istantanea che riprende Coceani, il Gauleiter della Carinzia Friedrich Rainer e il loro seguito intenti a risalire lo scalone principale. Nel periodo del Governo militare alleato, dopo il settembre 1947, vi ebbe sede il Consiglio di zona finché nel 1954 l’edificio ritornava a ospitare il prefetto, questa volta in rappresentanza della giovane repubblica italiana. Nelle immagini di grandi adunate che hanno riempito piazza Unità d’Italia durante il Novecento il palazzo del governo è quasi sempre protagonista. Di particolare effetto le inquadrature fotografiche effettuate nel marzo 1921 quando Trieste diventava ufficialmente italiana, e del 26 ottobre 1954, giorno del ricongiungimento di Trieste all’Italia dopo gli anni di amministrazione alleata: in quest’ultima occasione la moltitudine straripante era assiepata anche lungo tutta la facciata della prefettura e, sfruttando bugnato, inferriate e davanzali delle finestre del piano terreno, persone si ergevano anche al di sopra del resto della folla.