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tra esse quella di Elio Schmitz, fratello dello scrittore triestino Italo Sve-
vo, morto nel 1886 all’età di soli 23 anni. Sono piuttosto addossate le
une alle altre, e l’immagine che danno ricorda quella del cimitero ebraico
di Praga; molte sono le steli di tradizione askenazita, in contrapposizio-
ne alle lastre di pietra orizzontali di tradizione sefardita: l’alternarsi negli
angusti vialetti di steli spesso inclinate, piramidi di pietre, monumenti
funebri con stemmi familiari e tombe abbandonate interamente rico-
perte di edera lascia un po’ disorientati.
Tornando indietro, passato il viale centrale dove si trovano le tombe dei
rabbini, seguendo il perimetro del cimitero troviamo per lo più tombe
del periodo fine Ottocento – inizio Novecento: molte di esse sono costi-
tuite da un obelisco su cui è raffigurato un drappo pendente o un ramo
di palma; e anche in questa zona troviamo cognomi conosciuti come
Vivante, famiglia di uomini d’affari proprietaria dell’omonimo palazzo
neoclassico; e altrettanto si può dire proseguendo più avanti, verso la
zona delle sepolture recenti: cognomi di avvocati, imprenditori e profes-
sori, conosciuti da chi ha studiato a Trieste, si susseguono sulle tombe
più moderne sulle quali è spesso raffigurata una menorah. Una scaletta
in pietra riconduce verso il basso da questa zona un po’ rialzata: e man
mano che si procede, camminando tra i moltissimi alberi, l’odore dei
funghi e il cinguettio dei merli, si ha sempre di più l’impressione di tro-
varsi in un bosco, più che un cimitero.
La stessa impressione si aveva, fino a pochi anni fa, anche addentran-
dosi in alcune zone del
cimitero musulmano
, situato al termine di una
piccola discesa alla fine della strada; recentemente, la migliore manu-
tenzione ha reso agevole anche l’accesso alla zona delle tombe più
antiche. Questo piccolo e seminascosto cimitero si trova in un avval-
lamento alle spalle del cimitero greco: la sua presenza è rivelata dalla
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