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neoclassico, è quella della famiglia Morpurgo de Nilma, che ha lasciato
alla città una fondazione ancor oggi attiva e l’abitazione oggi adibita a
civico museo; l’altra, in stile gotico, è quella della famiglia Ara-Cohen,
anch’essa parte dell’imprenditoria cittadina.
Alla fine del vialetto troviamo una fontanella dove lavarsi le mani pri-
ma di uscire, come gesto simbolico di purificazione; al centro, troviamo
una lapide con incisa una preghiera introduttiva e, accanto ad essa, un
contenitore conico che contiene i sassolini da deporre sulle tombe dei
defunti, come prevede la tradizione ebraica: non è uso portare fiori ai
defunti e, percorrendo gli ombrosi vialetti di questo cimitero, si nota su-
bito che non vi sono né fiori né fotografie. Volgendo lo sguardo a destra
prima di iniziare l’esplorazione, due alte steli in pietra bianca elencano
i martiri periti nei campi di sterminio tra il 1943 ed il 1945: sono molti i
cognomi conosciuti in città.
Poi in un’atmosfera d’altri tempi incontriamo le tombe ottocentesche:
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